Alla ricerca della Provenza Piemontese
Tra i tanti messaggi e-mail che arrivano, a volte qualcuno ti incuriosisce particolarmente. E’ ciò che ci è accaduto quando abbiamo letto che in provincia di Cuneo c’è un piccolo borgo, Sale S. Giovanni, conosciuto come la Provenza Piemontese, per i suoi campi di lavanda.
Perchè non approfittare allora per una gita giornaliera? Così lasciamo tranquillo il camper a riposarsi prima delle prossima vacanze e saltiamo in macchina con destinazione Sale S. Giovanni.
Non prendiamo l’autostrada e la scelta si rivela più che azzeccata perchè abbiamo modo di godere dei saliscendi sulle colline in mezzo a fantastici vigneti. Da santo Stefano Belbo fin quasi a destinazione, a farla da padrone sono però i noccioleti, fittissimi e impenetrabili per la luce, tanto che sotto le chiome delle piante, intrecciate tra loro, non cresce filo d’erba. Bellissimi boschi di questi pregiati frutti piemontesi.
Ma ecco, dopo una serie di curve, presentarsi davanti a noi un piccolissimo Borgo: è Sale San Giovanni. Strano però, di lavanda abbiamo visto solo qualche arbusto qua e là. Pazienza, chiederemo qualche informazione in loco su dove trovare i campi. Prima però una visita che si preannuncia rapida, a questo piccolo borgo arricchito dal suo imponente castello.
La prima curiosità è sul nome: perchè Sale? presto scopriamo che non c’entra nulla con il sale da cucina (pensavamo alle vie del sale) ma è invece legato a due possibili origini: la prima riferita al nome dei primi abitatori della zona, i Salli, l’altra potrebbe portare a un antico vocabolo che sta a significare Grotta, sala o villaggio. E poichè da sempre ci dicono che qui c’è il culto per San Giovanni Battista, ecco il resto del nome.
Ma torniamo al castello, questa imponente costruzione è stata costruita in cima al poggio dai marchesi Incisa Camerana ed è difeso su tre lati da dirupi. Con la sua imponente mole domina le abitazioni sottostanti. Non ci è stato possibile visitarlo e così siamo andati alla ricerca dei campi di lavanda, nella zona indicataci da uno dei pochissimi abitanti (170) di Sale.
Beh, sinceramente un pò di delusione l’abbiamo avuta: i campi sono sparsi e sporadici e poichè tutta la lavanda era stata raccolta non abbiamo avuto neanche possibilità (e voglia) di scattare delle foto.
Molto più interessante, invece, scoprire che qui coltivano con successo uno dei grani più antichi al mondo, l’Elkir.
Dopo una breve sosta di ristoro all’osteria del paese, dove abbiamo mangiato cose semplici e gustosissime, abbiamo deciso di incamminarci verso casa dirigendoci verso Asti, passando però da un altro piccolo ma conosciutissimo borgo che non avevamo ancora avuto modo di visitare: Barbaresco.
Percorriamo la SP32 per i circa 50 Km che ci separano da Barbaresco, rimanendo sempre in cima alle bellissime colline. La bellezza dei luoghi ci ha imposto frequenti tappe per fotografare queste splendide pettinature che l’uomo amorevolmente fa alle sue colline. Approdiamo finalmente in questa zona conosciuta storicamente come barbarica sylva, dove sembra che i celti si ritirassero per adorare il dio Tanaro.
Dall’acqua al vino, dunque… E infatti dopo una rapida visita al piccolissimo centro costituito dal castello, dalla chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista e dalla torre medioevale, siamo entrati nell’enoteca regionale, realizzata nella splendida cornice della chiesa di San Donato.
Ovviamente non potevamo non acquistare qualche bottiglia di questa famosa DOCG Piemontese, prodotta in un territorio limitato ai comuni di Barbaresco, Neive e alla frazione di Treiso. Sembra che il Barbaresco fatto al 100% da uve Nebbiolo, pur se DOCG dall’aprile del 1966 sia in realtà nato nel 1894, quando fu fondata la Cantina Sociale.
Ma addirittura pare che i Galli fossero attratti da questo vino, chiamato allora Barbaritium, e per questo giunsero in Italia. O, viceversa, potrebbe aver assunto il nome da Barbaresco dai Barbari che determinarono la caduta dell’impero romano.
Comunque sia andata la storia del nome, certo è che questo vino fatto al 100% da uve Nebbiolo è letteralmente “una fortuna” averlo.
La nostra gita nelle Langhe, queste splendide lingue di terra, che in piemontese significa proprio colline, sta per volgere al termine. Discendiamo verso la pianura godendo ancora della splendida vista su questo bellissimo territorio che contribuisce a fare della nostra Italia il posto più bello al mondo.
… E… nel bagagliaio, il ricordo dei sapori di questa terra.
Alla prossima!